I CASTELLI DEL PIACENTINO

Castello di Rivalta PC

DATA: Sabato 22 aprile 2017

A cura di: Ange Marie Cellot e in collaborazione con la sezione Emilia Romagna

Ore 8.00 – partenza da Bergamo, piazzale della Malpensata, per i soci bergamaschi.
Ore 8.50 – partenza da Milano, Via Palestrina (fermata metro Loreto) davanti alla Chiesa SS Redentore.

ore 9.30 – Appuntamento parcheggio a Rivalta Trebbia (PC) e successiva visita esterna al borgo ed al castello di Rivalta

La prima testimonianza scritta sul castello è un atto di acquisto risalente al 1025. Nel 1048 l’imperatore Enrico II lo dona al monastero di San Savino di Piacenza. Nel XII secolo era sotto giurisdizione dei Malaspina-Cybo, che dominavano i territori dalla Lunigiana fino alla valle Staffora e nel 1255 Oberto Pallavicino, podestà di Piacenza, ordinò la distruzione di questo e degli altri presidi dei Malaspina. Nel primo decennio del XIV secolo i Ripalta lo cedettero a Obizzo Landi e da allora fino a oggi, tranne brevi interruzioni, rimase possesso della famiglia Landi. Tra il XV e il XVIII secolo i Landi trasformarono il castello in una sontuosa residenza.
Molti gli eventi bellici che coinvolsero il castello: nel 1636 l’assedio da parte di 6000 soldati spagnoli guidati dal generale Gil De Has; nel 1746 il saccheggio da parte dei soldati tedeschi del generale Berenklau; nel 1799 di quelli francesi del generale MacDonald.
Il borgo di Rivalta è un complesso fortificato composto, oltre che edifici destinati a botteghe e abitazioni, da un dongione d’ingresso, di pianta quadrata alto 36 metri, edificato in mattoni e ciottoli, porta i segni dei colpi di artiglieria subiti nei molti assedi. Dall’ingresso con arco a sesto acuto, dalla torre sud, di forma semicircolare.
La cinta muraria comprende un’altra torretta nell’angolo nord-est e un alto terrapieno che difende il complesso lungo il greto del fiume.
La Chiesa di San Martino è una costruzione quattrocentesca con soffitto a capriate, decorazioni in cotto, ed ospita tele del pittore seicentesco Ferrante di Bologna.
Il castello ha planimetria quadrangolare, con un cortile interno circondato da un doppio ordine di logge. In un angolo svetta una torre cilindrica sovrastata da un torricino di fattura particolare, è l’elemento caratteristico del complesso essendo totalmente dissimile dalle altre torri del piacentino. Nella seconda metà del XV secolo l’architetto Guiniforte Solari di Milano modificò la struttura per adeguarla alle esigenze della nascente artiglieria e trasformò la residenza aggiungendo la torre, il salone d’onore, lungo 25 m., e l’elegante cortile porticato. A rimaneggiamenti settecenteschi appartengono lo scalone e la facciata che porta nel timpano triangolare la scritta Svevo Sanguine Laeta. I saloni sono stati affrescati da Paolo Borroni di Voghera e da Filippo Comerio nel 1780.

ore 10.45 – Appuntamento in Piazza Giovanni XXIII ad Agazzano (PC).
ore 11.00 – Visita guidata esclusiva in occasione della mostra Guercino a Piacenza (tra Sacro e Profano) del
Castello e Rocca di Aguzzano.

Il complesso del Castello di Agazzano è composto da due strutture e un ampio giardino-parco a terrazza che si affaccia sulla val Luretta. La Rocca rappresenta una felice sintesi tra l’architettura difensiva medioevale e l’eleganza della dimora signorile rinascimentale.
Il Castello di Agazzano, divenuto alla fine del 1700 residenza estiva della famiglia, arredato con mobili d’epoca: si possono ammirare splendidi affreschi e preziose suppellettili.
Rocca e Castello di Agazzano sono il caposaldo del borgo più importante della vallata rinomata per i bei paesaggi collinari e i prodotti gastronomici. La costruzione della Rocca inizi nel 1200 per volere di Giovanni Scoto, che fece di Agazzano il centro dei suoi innumerevoli possedimenti. Il figlio Alberto, che porta a compimento i lavori, fu il primo Signore della Città di Piacenza e svolse un importante ruolo politico anche a Milano. Gli Scotti alla fine del 1400 videro entrare nella famiglia Aloisia Gonzaga, donna di grande volontà e capacità a cui si deve la realizzazione del bel loggiato, ancora oggi percorribile nella Rocca. A metà del 1700, grazie al matrimonio di Margherita con Girolamo Anguissola comincia la dinastia degli Anguissola Scotti. Oggi il proprietario, il principe Corrado Gonzaga del Vodice, figlio della principessa Luisa Anguissola Scotti. Dopo cinque secoli, quindi, per il gioco del destino, di nuovo un Gonzaga custodisce questo affascinante complesso ricco di storia.

ore 12.45 – Pranzo a Sarturano – Agazzano (PC)
ore 16.00 – Visita guidata Rocca d’Olgisio

Rocca d’Olgisio è uno dei complessi fortificati più antichi e suggestivi del piacentino, sia per la posizione dominante le valli solcate dai fiumi Tidone e Chiarone, sia per la sua architettura.
Difesa da ben sei cinte murarie, la fortezza poggia su roccia arenaria e integra armoniosamente strutture medievali e rinascimentali. La zona circostante si distingue per la presenza di grotte naturali, ai tempi utilizzate dall’uomo primitivo come luoghi per l’abitazione e per la sepoltura.
Secondo alcune leggende, il castello sarebbe stato fondato nel VI secolo da Giovannato Miles, padre delle Sante Liberata e Faustina. La prima notizia scritta riportante l’esistenza della fortezza risale al 1037, quando alcuni documenti della Curia Vescovile ne attestano la cessione ai monaci di San Savino.
Nel 1378, il feudo venne ceduto da Gian Galeazzo Visconti al cavaliere Jacopo Dal Verme. Tale famiglia ne rimase proprietaria fino a metà Ottocento, salvo brevi periodi di interruzione. Nel 1478, la Rocca subì gravi danni a causa di un violento incendio. Il conte Pietro Dal Verme, sfuggito miracolosamente alle fiamme, morì nel 1485 avvelenato da Ludovico il Moro, il quale concesse Rocca d’Olgisio al genero Galeazzo Sanseverino.
Agli inizi del 1500, i francesi occuparono le città e le fortezze dello stato di Milano. Solo i Dal Verme rifiutarono di riconoscere la sovranità regale sulla rocca. Per questo furono assediati: nonostante la fortezza potesse resistere anche per dieci anni (grazie al buon sistema difensivo e alle derrate alimentari conservate in caso di assedio), il fortilizio cadde in mano nemica per il tradimento di alcuni ufficiali di guardia.
Ripristinata l’autorità imperiale, i Dal Verme conservarono il fortilizio fino all’estinzione della famiglia, avvenuta a metà Ottocento quando Lucrezia Dal Verme sposò Giulio Zileri. Nei passaggi di proprietà successivi la fortezza fu spogliata completamente del proprio mobilio.
Durante la seconda guerra mondiale, la Rocca fu sede del comando della II divisione partigiana di Piacenza. Per questo motivo, subì due attacchi da parte dei tedeschi. Entrambi videro come protagonista il leggendario Giovanni Lazzetti, partigiano conosciuto in zona come Ballonaio, il quale riuscì a respingere i nemici solo al loro primo attacco. La seconda volta, i tedeschi scacciarono i partigiani e fecero crollare alcune parti della fortezza.
Dal 1979, il complesso è di proprietà della famiglia Bengalli, che con notevoli sforzi, un continuo impegno e un attento restauro è riuscita a salvare quello che viene oggi definito il più leggendario e bel castello della provincia.

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